Oggi parliamo di un libro per bambini scritto dall’autrice indipendente e dalla mamma Olimpia Ruiz di Altamirano.
Olimpia, da circa due anni il tema dell’inquinamento della plastica è su tutte le prime pagine delle testate e dei TG nazionali. Il suo libro, SOS Plastica non è solo una storia per bambini, ma molto di più. Perché?
“È vero, si parla sempre di più di plastica, c’è una maggiore consapevolezza, ma c’è ancora molto da fare.
Io credo che in questi anni si stia innescando una piccola-grande rivoluzione culturale.
A partire dagli anni ’60 la plastica si è affermata nei nostri consumi e ancor più nel nostro immaginario come il materiale per eccellenza del quotidiano: economico, moderno, pratico, igienico. Ecco, penso che adesso la società si stia rendendo conto che – purtroppo – la plastica ha anche un lato oscuro, con cui bisogna fare i conti.
Non credo sia giusto demonizzare completamente il materiale, cercando di escluderlo da ogni aspetto della vita quotidiana, ma penso che sia necessario ri-pensare alle nostre abitudini e ai nostri stili di vita.
In questo contesto, credo fermamente che l’educazione ambientale debba partire sin dai primi anni di vita. I bambini di oggi erediteranno questo pianeta e saranno gli adulti di domani, quelli che – spero – prenderanno decisioni migliori dei loro predecessori.
SOS Plastica è un libro interattivo, molto semplice, pensato per la fascia 3-6 anni.
Il libro mostra al bambino degli animali in difficoltà a causa dell’immondizia dispersa nei nostri mari e chiede al piccolo di fare qualcosa per aiutarli: battere le mani, inclinare il libro, strofinare un disegno, inventare una parola magica…
La pagina successiva mostra l’effetto ottenuto dall’azione del bambino, ogni cosa torna al suo posto: gli animali sono salvi.
Alla fine del libro ci sono pochi suggerimenti su quello che il piccolo lettore può fare, nella realtà, per aiutare il mare e le creature che ci abitano: usare meno plastica, non gettare mai l’immondizia in giro, fare la raccolta differenziata, non sprecare“.
Secondo alcune ricerche scientifiche nel 2050 nei nostri mari avremo più plastica che pesci. Secondo lei in soli 30 anni riusciremo ad invertire questa tendenza? Se si, come?
“Eh, questo dato è davvero triste e allarmante. I nostri comportamenti stanno rendendo l’habitat delle creature marine sempre più inospitale. Io credo sia necessario impegnarci al massimo perché questa stima sia disattesa. Ci sono troppe vite, umane e non, in ballo. Ammetto che il mio innato ottimismo sia messo a dura prova, ma colgo anche piccoli segnali di miglioramento.
Penso che sia necessario uno sforzo per cambiare il nostro modo di pensare. E mi aspetto che ci sia un consenso politico attorno a degli obiettivi fondamentali: limitare i monouso; incentivare la raccolta differenziata; ridurre il packaging; costringere le aziende a valutare l’impatto ambientale dei loro prodotti, anche in termini di microplastiche; introdurre una maggiore severità nell’affrontare i reati ambientali; incentivare la ricerca e tutto ciò che può aiutarci a ‘pulire’ i nostri mari recuperando i rifiuti dispersi”.
Nella sua quotidianità cosa fa per aiutare l’ambiente?
“Riduco, riuso, riciclo. O almeno ci provo.
Ridurre il consumo di plastica è fondamentale. Basta bottigliette d’acqua, cannucce, piatti, bicchieri e posate usa e getta, basta sacchetti per la spesa monouso.
Ma questo è solo la punta dell’iceberg. Perché tutto quello che facciamo, compriamo, consumiamo sembra avere un impatto ambientale. E allora io cerco di inserire anche questo parametro nelle mie scelte, tutti i giorni.
Riuso è la seconda parola magica. A casa preferiamo gli oggetti che possono essere riutilizzati più volte e che magari, quando non servono più a noi, possono essere donati a qualcun altro.
Ci sono poi moltissimi modi per riusare creativamente dei materiali destinati alla discarica. Un ombrello rotto può diventare facilmente una busta per la spesa, l’involucro dell’uovo di Pasqua una pratica tovaglietta per giovani artisti, i vasetti dello yogurt ci hanno regalato tanti momenti di divertimento… Su internet esiste una infinità di tutorial, suggerisco solo di preferire quelli che poi, una volta terminato il gioco, consentono lo smaltimento corretto del materiale.
Riciclo. Ecco, io credo che la raccolta differenziata – fatta bene – oggi sia un dovere civile e morale”.
Ho letto che lei è anche una mamma. Sono i suoi bambini la fonte di ispirazione dei suoi libri?
“Decisamente sì. Ho due bambine di 4 e 6 anni, sono loro le mie prime lettrici e quelle a cui penso mentre scrivo.
In primavera avevo realizzato un altro libro a tema sottomarino dal titolo ‘Tuffati in questo libro’, lì non comparivano buste e bottiglie di plastica.
Poi quest’estate siamo andati al mare e mi sono ritrovata a spiegare alle mie figlie che dovevamo raccogliere l’immondizia dalla spiaggia perché poteva essere pericolosa per i pesci e le altre creature del mare… ed ecco fatto. SOS Plastica ha preso rapidamente forma!”
Ci auguriamo che grazie all’educazione alla tutela dell’ambiente, i bambini e i giovani di oggi acquisiscano le buone pratiche per nutrire in modo sano e sostenibile il nostro pianeta. Il libro di Olimpia Ruiz di Altamirano è l’esempio di come sia possibile anche con le favole trasferire ai bambini l’amore per l’ambiente. Un mondo libero dalla plastica non è solo una speranza, ma un obiettivo possibile da raggiungere con l’aiuto di tutti.
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